Ho lasciato un pezzo di cuore in Vietnam

Tanto immaginato quanto desiderato, il Vietnam è stato nel mio mirino per essere una delle mete che più volevo esplorare quest’anno. Un paese con una storia importante alle spalle, un paese martoriato dalla guerra, un paese che nonostante tutto è riuscito a guardare avanti senza rancore e a dimostrare quanto il proprio popolo sia caratterizzato da valori come semplicità, umiltà e forza.

Ho captato tutto ciò dal momento in cui ho messo piede su questa terra. Atterro a Ho Chi Minh (chiamata Saigon fino il 1975) capitale del Vietnam del Sud prima che lo diventasse Hanoi quando venne unificato il paese. Mi attende un viaggio lungo, da sud a nord, dalle rive del fiume Mekong alle risaie terrazzate della bella Sapa, un’avventura ricca di esperienze locali, spostamenti scomodi e tanta umanità.

Ho sentito molto parlare di questa fetta di mondo, ho letto libri a riguardo per avere una conoscenza più ampia del paese prima ancora che mi ospitasse, ho aspettative elevate e il timore che quello che vedrò non sia all’altezza bussa costantemente alla porta delle preoccupazioni. Mi ripeto sempre che nella vita bisognerebbe imparare a vivere senza aspettative, a viaggiare senza documentarsi troppo sui posti più iconici e lasciare che ci si meravigli senza previsione alcuna.

I primi giorni di viaggio mi imbatto nelle cicatrici di guerra attraversando i tunnel di Cu Chi e addentrandomi nei bunker che hanno giocato un ruolo cruciale durante gli scontri degli anni Settanta. La vita agricola regala una finestra sull’animo rurale e naturale del posto, così come le montagne di marmo a Da Nang ammaliano con le grotte che custodiscono inaspettati templi buddisti.

Giorno dopo giorno mi muovo tra vie e paesaggi che trasudano cultura e bellezza vietnamita e il timore che la realtà non combaciasse con il mio immaginario svaniva di tappa in tappa, lasciando così nella mia mente lo spazio per accogliere gioia e felicità pura. È novembre e le piogge hanno l’abilità di palesarsi in maniera improvvisa e decisa. L’acqua caduta dal cielo grigio contribuisce ad attribuire un fascino particolare a questo momento e a raccogliere le prime vere emozioni.

È un crescendo continuo che preme l’acceleratore sia quando mi ritrovo ad Hoi An, sulla riva del fiume costellato da barchette e lanterne colorate, sia quando sono faccia a faccia con la storia imperiale di Hue. Proprio quando penso di aver fatto il pieno di bellezza prendo un treno notturno che mi trascina a nord dove conosco la caotica Hanoi, capitale dinamica in cui le mie capacità d’attraversamento stradale vengono messe a dura prova con slalom tra migliaia di motorini impazziti che sfrecciano senza contegno alcuno.

Per quanto io sia affascinata da tutto questo movimento (che mi attrae da sempre come una calamita) torno ad ascoltare i miei pensieri solo quando mi allontano dal caos e raggiungo la quiete di Sapa e Ninh Bin. Sono entrambe zone rurali dove la natura fa da padrona, la prima nota per le verdissime terrazze di riso visitabili grazie a trekking che si addentrano nei paesini di etnie locali, la seconda famosa per le sue spettacolari formazioni rocciose calcaree che circumnavigo con barchette e biciclette nei giorni a seguire.

A fine viaggio confermo un pensiero che avevo fiutato ben prima: mi sono innamorata del Vietnam, luogo che ha indiscutibilmente scalato la classifica dei posti preferiti visti fino ad ora. Le ragioni dell’ascesa sono molteplici, potrei dilungarmi parlando dei siti dove i miei occhi si sono riempiti di lacrime o della gentilezza dei vietnamiti o di quanto mi abbia sorpreso la bontà del caffè con il sale ma mi limito a dirvi di andarci e di valutare con i vostri occhi, il vostro palato, il vostro cuore.

Non vedo l’ora di tornare da te, a presto Vietnam.

Lascia un commento