È da anni che viaggio da un continente all’altro, lo faccio per passione, lo faccio per lavoro, eppure nonostante le numerose partenze ci sono delle mete che desidero inevitabilmente più di altre. Il Brasile è una di quelle, sarà per il calore del popolo, per la sua spiccata identità o forse per non aver mai messo piede in Sud America che penso essere una fetta di mondo in linea coi miei gusti.
Settembre sancisce per molti la fine dell’estate, per me invece è il coronamento di un sogno oltre che il proseguo dell’estate stessa. Mi aspettano due settimane di caldo, spiaggia, infradito e chi più ne ha più ne metta.
Atterro a Rio de Janeiro e le vibrazioni di questa città toccano le corde giuste fin dal primo istante, fin dalla prima canzone brasiliana che ascolto mentre mi muovo per le vie della metropoli. Mi immergo subito nel contesto cittadino interagendo coi carioca (così chiamati gli abitanti di Rio): inizio quindi dalla cima del monte Corcovado dove a 710 metri si erge il Cristo Redentore nonché una delle sette meraviglie del mondo moderno (e con lui sono a quota 3) per poi ritrovarmi all’interno di uno degli stadi più iconici di sempre quale il Maracanà che emana fascino e storia e fa sognare ad occhi aperti anche chi non è fan del calcio. È la volta poi del Sambodromo dove tutti gli anni a febbraio si svolge il Carnevale più sfavillante del pianeta.





Tappa indimenticabile la sancisce la visita della favela Rocinha, una delle tante favelas della città ma una delle poche (quattro per la precisione) che consente l’accesso ai turisti a patto che questi si muovano con l’appoggio di una guida locale. L’esperienza è impattante e non potrebbe essere altrimenti data la situazione. La vita nelle favelas è segnata da povertà, condizioni igieniche precarie, abusi edilizi e servizi di prima necessità scadenti o inesistenti. Si vive qui perché ci si nasce o perché non ci si può permettere la vita nei quartieri benestanti. La criminalità e i narcotrafficanti sono onnipresenti e coesistono con una cultura tangibile e storie che dovrebbero essere ascoltate.
La musica locale accompagna perfettamente i momenti spensierati trascorsi nell’iconica spiaggia di Copacabana e in cima al Pan di Zucchero. Il desiderio di ammirare la città da ogni prospettiva mi spinge a prenotare un volo in elicottero: la vista è a dir poco mozzafiato e l’adrenalina non manca soprattutto quando rivedo il Cristo Redentore da lassù. Quasi confortante sapere che tu riesca a scorgerlo da qualsiasi punto della città mentre lui veglia su tutta la baia.
Dato che le esperienze ad alta quota sono le mie preferite, lascio questa città dinamica, vibrante, energica per prendere nella stessa giornata due voli interni e raggiungere Saint Louis, capitale della regione Maranhão a nord del Brasile. Visito la cittadina in compagnia di Telma, donna brasiliana di 74 anni che mi conquista per la sua dolcezza e simpatia. Incredibile come alcuni luoghi restino nel cuore più per le persone con le quali li hai vissuti che per il posto di per sé.


Sono alle porte di quella che si prospetta la vera attrattiva del viaggio: il parco nazionale dei Lençóis Maranhenses. Tra sentieri naturali e selvaggi, raggiungo la riserva naturale a bordo di un 4×4 dopo una manciata d’ore: al termine di una scarpinata per arrivare sulla vetta di una ripida duna si apre una distesa infinita di sabbia bianca intervallata da pozze d’acqua piovana che si deposita nelle depressioni naturali durante la stagione umida. La vista è impattante, da lasciarti senza fiato e da gustarsela con gli occhiali da sole perché la luce risulta quasi accecante. È sicuramente uno dei posti più assurdi che abbia mai visto e non perdo occasione per ribadire che incalza lo scenario che più preferisco: linee sconfinate, dettagli minimali e percezione dell’infinito. Cammino scalza sulla sabbia che sembra farina e raggiungo, tra la carezza del vento e il caldo del sole, la Lagoa Bonita e la Lagoa Azul dove ne approfitto per rinfrescarmi.



Trascorro i giorni a seguire in contesti naturali molto simili, il che mi basta per star bene. A bordo di innumerevoli mezzi costeggio fiumi, mangrovie, palme e villaggi di abili pescatori che mostrano una spiccata capacità nel cucinare quanto trovato. Posti autentici, ritmi lenti, natura sconfinata. Tra i momenti più magici si piazza quel pomeriggio di fine settembre in cui, mentre attraverso uno dei fiumi del delta delle Americhe (il terzo delta oceanico più esteso al mondo dopo quello del Nilo e del Mekong) il cielo si dipinge di rosso sia per il tramonto sia per gli stormi di ibis, uccelli locali che dopo una giornata di caccia rientrano nelle isole centrali per trascorrere la notte lontani dai predatori.


L’ultima tappa del viaggio prevista è Jericoacoara. Posto unico al mondo, un piccolo villaggio marittimo composto da sei strade sviluppate su sabbia, che offre la possibilità di praticare svariati sport acquatici o di raggiungere chicche naturalistiche a piedi o con mezzi singolari come buggy e barche a vela. Vivere la spiaggia in Brasile è una vera e propria istituzione e lo si può fare ciondolandosi sulle amache, giocando a pallone, ballando musica o in qualsiasi altro modo purché il ritmo sia disteso e rilassato.
Non poteva che essere questa la degna conclusione di un’estate dove le infradito spodestano le scarpe chiuse. Obrigada Brasile.
