Saragozza e il suo tubo

Parto da Madrid con un treno veloce: direzione Barcellona. Anziché fare tutta la tratta mi fermo a metà strada e scendo alla stazione di Saragozza, città meno turistica rispetto la media ma sicuramente in forte crescita dato l’aumento di voli europei che ora la collegano con altri Paesi. Da una statistica recente risulta che i forestieri che sempre più spesso raggiungono questa meta siano gli italiani e i francesi. Lo scopro grazie alla gentilezza di una ragazza che, come tutti gli operatori degli uffici turistici e dei musei, non perde occasione di chiedere le mie origini.

Ci troviamo nella regione di Aragona (Saragozza è il capoluogo) e fin da subito mi rendo conto di quanto i prezzi siano più economici e quanto siano pochi gli stranieri (seppur in crescita) beccati per strada. A primo impatto, tra tutte le cittadine viste fino ad ora sul territorio iberico, Saragozza è quella che appare meno preziosa eppure ha un fascino tutto suo che mi colpisce.

Partiamo dalla cattedrale e dalla sua splendida Plaza de Nuestra Señora del Pilar: sono pazzesche, l’una dà luce all’altra mettondosi in risalto senza oscurarsi. La maestosità della chiesa la si coglie sia quando ti trovi ai suoi piedi sia quanto la vedi a chilometri di distanza mentre cammini lungo le rive del fiume Ebro. Spicca come un fiore del deserto e merita di essere guardata con gli occhi che esprimono la gioia di ritrovarsi davanti a cotanta bellezza, sia di giorno che di sera. 

Spostiamo ora l’attenzione su un altro punto forte della città che mi ha aiutato a trovare il titolo per questo articolo. Nel centro di Saragozza si estende il cosiddetto “El tubo” nonché il quartiere delimitato da vie tanto strette quanto vivaci: la zona è perfetta per vivere la tradizione delle tapas passando da un locale all’altro e la piacevole atmosfera che si respira è il motore che ti spinge a fare una bevuta in più del previsto.

Dopo aver scoperto il centro storico e Caesaraugusta (la Saragozza romana) non può mancare la zona più contemporanea. Al di là del fiume c’è El Parque de Agua ossia l’area ideata in occasione dell’Expo del 2008, occasione in cui Saragozza apre le sue porte al mondo e prende una boccata d’aria internazionale. Molti sono stati gli investimenti progettati per donare alla città un volto nuovo e, a distanza di anni, le tracce sono ancora visibili: i nomi dei Paesi del mondo sono riportati su bandiere che ombreggiano parte del parco, gli ex-padiglioni ospitano uffici ed organi amministrativi e gli ampi spazi vengono sfruttati per eventi di ogni genere.

Da questo weekend fuori porta mi porto a casa un ulteriore ricordo, un ulteriore pezzo di puzzle da aggiungere a quelli collezionati negli ultimi mesi in questo affascinante Paese chiamato Spagna.

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