Per le vie della città scorrono fiumi di gente e litri di vino. Hostaria è il Wine Festival più noto della zona, secondo solo al Vinitaly. Locali e forestieri attendono questo evento annuale per degustare bontà del territorio (e non solo) tra piazze, vie e cantine veronesi.
Eccomi pronta a sorseggiare il fascino della città, a ubriacarmi di sensazioni. Lo splendore dell’Arena colpisce ancora: quando mi ci ritrovo davanti, lei sferra nel mio petto un colpo secco e deciso proprio come facevano i gladiatori che lottavano dentro quelle mura. La convinzione che l’Arena sia il simbolo della città crolla quando scopro che Verona è associata da secoli alla scala, immagine della famiglia Scaligeri che per diversi anni governò la cittadina.

Con un calice di vino rosso in mano, cammino per le strade del centro e noto che il loro nome viene riportato rusticamente su leggere lastre di pietra appese sui muri degli edifici anziché sulle ben più comuni e impersonali targhette rettangolari bianche. Tocco elegante e attenzione per il dettaglio, penso.
Svolto l’angolo e mi ritrovo in piazza Erbe che, vuoi per i solfiti in corpo o per il fascino italiano che non tradisce mai, mi ricorda tanto Campo de’ fiori a Roma. Sullo spiazzo veglia Torre dei Lamberti con i suoi 289 scalini necessari per godersi lo spettacolo dall’alto: da quassù noto come la staticità dei tetti rossi dei palazzi viene scossa dai movimenti fluidi delle formiche umane che bivaccano per le vie sottostanti. Un piacevole pensiero va a Bologna ove, un anno prima, in cima alla sua cattedrale, fotografai con gli occhi un panorama simile.

Passo dopo passo, bicchiere dopo bicchiere, raggiungo il fiume Adige che separa il centro storico dal Colle di San Pietro dove si pavoneggiano l’omonimo Castello e il magnifico Teatro Romano. Anche da qui la città regala una vista splendida e, in men che non si dica, mi ritrovo a contemplarla insieme ad un gruppo di persone riunito per una lezione di yoga sul prato al calar della sera.
Inauguro la giornata seguente con una deliziosa colazione in una delle pasticcerie storiche della città per poi avviarmi verso Castelvecchio e l’Arsenale. Inizia qui un’altra domenica da ricordare, scandita da ritmi lenti, sorsi di Valpolicella e sorrisi condivisi sotto il sole. È una giornata autunnale dal tepore piacevole e dai profumi tipici della stagione: tra le mura che cingono il centro si respira arte, spensieratezza e romanticismo.

Non è la mia prima volta a Verona e probabilmente non sarà nemmeno l’ultima ma mai come ora mi sono soffermata a bere la sua essenza e la sua tipicità. Ho assaporato, ho camminato, ho ammirato senza sosta, forse perché è questo il mio modo di conoscere una città o forse perché ho preso fin troppo alla lettera il detto latino “Nec descendere nec morari”, motto della famiglia Scaligeri e trasposizione del più famoso “chi si ferma è perduto”.
Non scendere e fermarti, continua a salire.
