Tanto desiderata quanto attesa, piacere di conoscerti Turchia. Il mio viaggio inizia a Istanbul, capitale culturale e punto di riferimento del paese, metropoli sconfinata che conta 15 milioni di abitanti, 5 volte Roma e 2 volte New York per intenderci.
Il capoluogo ospita culture diverse, religioni diverse, persino continenti diversi: si estende in parte su territorio europeo e in parte su quello asiatico ed è l’anello di congiunzione tra Occidente e Oriente. Nonostante Ankara sia l’effettiva capitale del paese, Istanbul ha una personalità unica e invidiabile. Qui si incrociano storie d’imperatori e sultani che si sono susseguiti per guidare colei che è stata la capitale di ben tre imperi: quello romano, bizantino e ottomano.

Città prodigiosa e inquieta, colma di vita, colori e sapori. Tra gli edifici spuntano i minareti delle moschee che tracciano uno skyline frastagliato e i gabbiani in volo che lottano per primeggiare gli uni sugli altri per assicurarsi un posto nelle foto dei turisti.
Nonostante le bellezze architettoniche viste durante la giornata, realizzo ancora una volta come le emozioni più forti le viva quando dinanzi a me si palesa un qualcosa di inaspettato, come una semplice scena di vita quotidiana nei pressi dell’affollato porto al calar della sera.

Una manciata di giorni dopo abbandono il caos della metropoli per dirigermi verso il cuore della Turchia. Noto il paesaggio cambiare gradualmente e realizzo di essere arrivata in Cappadocia solo quando mi trovo circondata da conformazioni geologiche articolate e a tratti creative.
Esiste un posto chiamato Cappadocia dove le rocce sono protagoniste, le valli sconfinate e il paesaggio lunare. Esiste un posto chiamato Cappadocia dove scopri città sotterranee, la serenità fa da padrona e il fascino ti colpisce. Esiste un posto dove la natura si presenta come grande architetto e l’uomo non ha mai rovinato il suo progetto.

Facile pensare come questa possa essere la cornice perfetta per assistere allo spettacolo che attrae gente da tutto il mondo. Dormo quindi in un sacco a pelo sotto le stelle con la voglia di svegliarmi all’alba sotto le mongolfiere. L’attesa aumenta il desiderio di vederle, la notte all’aperto alimenta il mio spirito wild. Ecco poi l’eclissi, tra la luna e gli enormi palloni colorati che fluttuano lentamente in aria così come fanno le meduse in acqua. Emozioni alle stelle, emozioni sotto le stelle, emozioni sotto le mongolfiere.
Dovrò aspettare qualche giorno per provare l’ebrezza di volare dentro a quella cesta di vimini. Anche in quell’occasione mi sveglierò all’alba interrompendo il sogno di quella notte per realizzare il sogno che nutro da anni. Ciò che più mi colpirà in volo sarà la lentezza dei movimenti e la delicatezza del sole che viene a darmi buongiorno mentre nella mia testa rimbombano le note della canzone “Sunrise” di Norah Jones.

Macino chilometri e chilometri da più di una settimana e ogni chance è buona per cogliere tutto ciò che il paese ha da offrire. Per rilassarmi mi affido al narghilè e al liquore locale raki, per ricaricare le pile faccio scorpacciate di frutta secca e dolci ricoperti di miele che alimentano tanto me quanto le tasche del mio dentista, per deliziare vista e palato condisco i piatti con le spezie colorate, per concludere i pasti alterno caffè e tè turco, per conoscere meglio la loro cultura osservo i fedeli quando sono chiamati a pregare dall’adhān che echeggia per la città.
Nonostante sia molto affezionata alle mie sneakers, credo sia giunto il momento di sfilarmele e immergere i piedi nelle acque della Costa Turchese, chiamata così vuoi per la posizione vuoi per i colori. Non mancano occasioni per fare snorkeling, mangiare ottimo pesce fresco e…lanciarsi con il parapendio! In men che non si dica mi trovo sul cucuzzolo di una montagna per iniziare volare senza alcun timore: l’assenza della terra sotto i piedi viene colmata da un paesaggio straordinario, laggiù la Laguna Blu di Ölüdeniz e tutti i colori del mare. Ho lo spirito leggero, il cuore pieno e gli occhi spalancati. A duemila metri da terra e a un passo dalla felicità.

Interrompo momentaneamente il tour della Turchia per trascorrere una giornata a Kastellorizo, isola greca dove hanno girato il film “Mediterraneo” e meta che contribuisce ad arricchire il mio bagaglio emozionale. Sto nuotando in mezzo al mare e dopo qualche bracciata eccomi dentro la gettonata Blue Cave: uno spettacolo della natura, una grotta tanto imponente quanto inattesa dato lo stretto pertugio d’accesso, dalla profondità che incute timore e dall’acceso color blu che ti avvolge mentre sei a galla. La Grecia non delude mai, una garanzia.

Torno a calpestare la terra turca ma per un attimo sembra di essere alle Terme di Saturnia o alla Scala dei Turchi di Agrigento. Le piscine naturali di Pamukkale ricordano proprio i due siti italiani e, immersa in queste vasche calcaree, vedo il sole dipingersi dello stesso rosso delle bandiere nazionali che in Turchia sventolano con fierezza in ogni dove. Mentre esploro i siti archeologici greci e romani che si trovano in zona, anche il cielo assume sfumature calde e penso a come sia sbalorditivo che certe rovine si siano conservate così bene nel corso dei millenni.

Mi separano poche ore dall’aereo del ritorno e tra il centesimo tiro di narghilè e l’altro, oltre a capire perché si dica “fumare come un turco”, penso a quanto ospitale sia questo popolo e a quanto sia grata per esser finita pochi giorni prima, un po’ per caso, un po’ per rifugiarmi dalla pioggia improvvisa, nella cooperativa Carpetium: quel pomeriggio trovai donne all’opera che, senza dirmi una parola, mi insegnarono come dedizione e pazienza siano il segreto di un buon lavoro. Mai visti tappeti più belli in vita mia.
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