Un batter d’occhio ed eccoci in estate, stagione ambita per le sensazioni che la semplice aria regala, per i respiri di libertà presi di fronte al mare, per lo stato d’animo sereno raggiunto grazie al sorseggio di un fresco bicchiere di vino al tramonto. Siamo alle porte del solstizio e mi sembra quasi doveroso inaugurare la calda stagione con una gita fuori porta, trascorrendo la giornata in una delle regione in cui mi sono poco imbattuta fino ad ora.
Eccomi in Umbria, a Castelluccio di Norcia per la precisione, terra nota per le lenticchie, il tartufo e i cojoni del mulo (nome di un insaccato che attira curiosità e risa di chi approda qui per la prima volta). Sono nel cuore del Bel Paese e bellezza e semplicità pulsano senza sosta: immense distese di fiori variopinti coprono il manto verde della montagna come se un pennello fosse stato delicatamente adagiato su quella tela che la natura dispone. La sensazione è quella di essere all’interno di un quadro dove la presenza di ogni elemento è essenziale per la valorizzazione di tutti gli altri: un equilibrio nato dall’incontro dell’aria frizzante, dei colori vividi e delle nuvole nitide che arricchiscono il panorama proprio come una ciliegina fa con la torta.

Sono a più di 1400 metri di altitudine e in questo periodo dell’anno la fioritura spontanea di papaveri, fiordalisi, margherite tinge l’altopiano e invade con eleganza la zona che ora mi circonda. Le sfumature variano da un giorno all’altro: puoi ritrovarti attorniata da strisce gialle e rosse o magari bianche e viola e, per quanto tu possa puntare ad una precisa palette di colori, sarà la valle a scegliere per te e stupirti con le nuances più inaspettate.
La mia euforia viene spezzata quando raggiungo il borgo di Castelluccio di Norcia, o quel che ne è rimasto. La cittadina è inagibile e l’accesso è vietato da quando il terremoto del 2016 colpì questa precisa zona e la vicina di casa Amatrice. Un borgo fantasma dove quel che resta sono macerie e ricordi di una scossa che in poco secondi spazzò via tutto. Tra le sopravvissute, una graziosa bottega che ci delizia con la degustazione di prodotti del territorio.

Con palato appagato e pancia piena, difficile resistere alla tentazione di distendermi sul prato e godermi il panorama che mi circonda. I ritmi sono lenti, la calma è palpabile.
Di posti mozzafiato come questo ne è piena la penisola e, a ricordarmelo, è la sagoma dell’Italia riprodotta con alberi disposti scrupolosamente sul versante della montagna dietro di me.
Con questa premessa, la lista dei nuovi posti da conquistare è già pronta: bisognerà pur recuperare i mesi sedentari dovuti al lockdown, no?
