Dopo due anni posso finalmente realizzare quanto di più atteso in questi mesi: raggiungere un posto nuovo che possa inebriarmi con usi e costumi diversi da quelli a cui sono abituata. Varco quindi il confine italiano e mi dirigo verso una meta il cui nome è sempre risuonato nella mia testa ma che non ha mai rimbombato tanto da convincermi a raggiungerla. Fino ad ora.
Un paio d’ore di volo ed ecco centrato l’obiettivo: Valencia. Ho sentito solo parole positive sul suo conto ma non ho permesso che queste pilotassero la mia opinione o innalzassero le mie aspettative. Si tratta della terza città spagnola in ordine di grandezza e, a partire dal 2007 (anno in cui si tenne il rinomato evento sportivo di vela America’s Cup), è stata mirino di un’intensa ventata turistica.

Fin da subito ho ritrovato un connubio equilibrato tra la ricchezza regale di Madrid e il dinamismo irrequieto di Barcellona. Sublime ma ribelle, delicata ma vivace. Mi ha entusiasmato senza esitazione alcuna, tanto da darmi la sensazione di essere una città in cui potrei vivere tranquillamente.
Le vie centrali sono arricchite dal susseguirsi di facciate eclettiche di palazzi mozzafiato e da un frullato di stili differenti che nel complesso sono visibilmente armoniosi. Nel cuore della città vecchia, adiacente alla splendida Plaza de Ayuntamiento dove sorge il Municipio, si espande il barrio de Carmen, punto nevralgico e autentico della metropoli. Il quartiere è oggi il centro culturale, artistico, commerciale e di movida ma ha un passato che merita di essere conosciuto in quanto sede di abitazioni operaie durante la Rivoluzione Industriale, rifugi musulmani, conventi, bordelli.

Per assaporare l’essenza e la cultura dei posti nuovi c’è un rito che scandisce tutti i miei viaggi, una tappa alla quale non posso proprio sottrarmi: iniziare la giornata tra profumi, suoni e sapori del mercato cittadino. Il Mercado Central di Valencia conta più di mille bancarelle e, tra un assaggio e l’altro, scopro che nella vera paella valenciana non c’è traccia di pesce ma è insaporita da pollo e coniglio, che la Horchata è una bevanda tipica zuccherina a base di latte vegetale, e che l’Agua Valenciana può sembrare una semplice e innocua spremuta ma è un vero proprio cocktail d’arancia, vino bianco frizzante, gin e vodka.

L’ecletticità di Valencia la si respira anche da quello che le disparate zone regalano: serenità e spensieratezza sulle ampie distese di sabbia che si spalmano lungo il litorale, futuro e innovazione in prossimità dell’incantevole Città delle Arti e delle Scienze. Questo simbolo cittadino è un must per chi viene in zona ed è accolto all’interno del Giardino del Turia, ampio spazio verde urbano che colma il letto dell’ex fiume della città.
L’architettura futuristica che mi circonda, dalle linee leggere e pulite, mi ha immediatamente teletrasportato sul set del cartone animato “The Jetsons” (chi lo guardava ricorderà bene l’ambientazione tra navicelle e astronavi) ed è stato come fare un tuffo nel passato avendo davanti a me il futuro.
Ma se è di futuro che stiamo parlando, fatevi un regalo: andate a Valencia.
