Segovia e il suo acquedotto

Altro giro altra corsa, è questa la volta di Segovia. Per quanto io abbia abbandonato Roma sembra che i reperti archeologici romani non vogliano abbandonare me. Segovia è famosa per custodire l’acquedotto Patrimonio dell’UNESCO che si regge in piedi da millenni grazie ad un genuino gioco di incastri. Non c’è trucco non c’è inganno, solo la pura abilità dei romani. Dovevo forse venire fino a qui per accertarmi della loro maestria? Certo che no, ma se siete nei paraggi visitate la cittadina perché ne vale la pena.

La splendida giornata di sole mi regala la possibilità di assaporare la fine dell’inverno e l’inizio della primavera: la mia pelle è distesa e il mio sguardo si rivolge tutto il giorno verso la cima delle montagne innevate che circondano la cittadina. Il centro storico è un gioiello che si spalma lungo un viale principale che dall’acquedotto conduce fino la residenza reale Alcázar nonché una fortezza davvero affascinante. Sarà perché ha le sembianze di un castello (anche lui patrimonio dell’UNESCO), saranno i giardini curati che si distendono attorno ma ogni dettaglio sembra attentamente ricercato per creare una scena pittoresca.

Per arrivare qui sono passata davanti a tre punti d’interesse alquanto gradevoli alla vista: Plaza Mayor, il cui nome non lascia sfuggire la sua grandezza e la sua popolarità dove la gente si gode lentamente la giornata seduta ai tavolini, la cattedrale gotica che vanta il titolo di essere la terza cattedrale più grande di Spagna e il quartiere ebraico contraddistinto da vie particolarmente strette e alcuni tratti tipici. Inutile dire (ma lo dico) che ne è valsa la pena imboccare anche le vie secondarie meno bazzicate perché anche loro contribuiscono senza dubbio a rendere Segovia la bellezza che è conferendole un’evidente personalità.

È il primo sabato di marzo, le giornate sono sempre più lunghe e solo nel tardo pomeriggio il sole inizia a farsi spazio tra le arcate dell’acquedotto creando un simpatico gioco di ombre. L’ultima tappa è puramente culinaria perché solo così ci si può immergere realmente nella cultura: è sera e concludo la giornata affondando il cucchiaio nella tipicissima zuppa castigliana, piatto dalle umili origini che ogni nonna del posto sa preparare.

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